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RAFFAELE PILEGGI


Uomo del dubbio, libero e di buoni costumi. Cristiano cattolico per nascita e per vocazione. Liberale -Europeista. Fondamentale per la sua formazione, la lettura de I ricordi (Marco Aurelio, I ed. originale Anno 180 d.C.) che lo hanno invogliato a studiare la dottrina e la tradizione della Stoà, filosofia che ha da subito amato e che si sforza di seguire, in relazione principalmente alla dottrina etica che pone al suo centro un concetto di virtù intesa come esercizio di ragione. Tutti gli uomini sono uguali nella loro capacità di essere razionali, tutti appartengono ad una comune patria che è l'universo ed è necessario instaurare rapporti di reciproca benevolenza gli uni con gli altri seguendo principi di tolleranza, se non addirittura - come sarebbe auspicabile - di fratellanza, per l'unità e il progresso dell'Umana Famiglia. Fortemente convinto che le fiabe siano lo stumento migliore per approcciarsi alla cultura di un popolo, legge e colleziona libri che ne contengono. Quelle che più lo affascinano sono le leggende celtiche e dei popoli del Nord. Vasta è la sua collezione di fumetti. Trova particolarmente interessanti le vicende di Corto Maltese e fortemente coinvolgenti le storie di Daredevil, principalemnte quelle scritte da B.M. Bendis e illustrate da A. Maleev.


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Eireneus Philalethes


...Fin dai tempi del mito, la morte ha ossessionato l'uomo che ha cercato continuamente di fuggirla o perlomeno di renderla meno spaventosa tramandando leggende che raccontano di modi per evitarla oppure consolandosi nelle religioni - che quasi non la contemplano, dal momento che molto spesso parlano di reincarnazioni o di un Aldilà dove la vita dell'anima continua in dimensioni ultraterrene. Tutti ricordiamo di Sisifo, che per ben due volte scampa alla morte gabbando prima Thanatos e poi Zeus, ma, alla fine, Hermes lo conduce con la forza negli Inferi dove trova ad attenderlo la sua eterna punizione: un pesantissimo macigno. Oppure Gilgamesh, eroe dell'epica mesopotamica, che, sconvolto dalla morte di un amico, parte alla ricerca della pianta che gli avrebbe regalato l'immortalità qualora ne avesse mangiato il frutto. Riesce a trovarla, ma un serpente ruba il frutto prodigioso mentre l'eroe è distratto 1 . Non è per gli uomini, vivere per sempre. Quanto più spaventa della morte, la causa maggiore di angoscia, è forse non poter sapere cosa succede al suo sopraggiungere. Cosa ci attende dopo il trapasso? Le filosofie hanno cercato una risposta al lacerante quesito, ma la verità è che è un irrisolvibile rebus. Dal mito antico alla Commedia di Dante il legame del morto con la vita terrena non e mai completamente reciso. Per di più, secondo molte religioni, tribunali composti da eterne e onnipotenti entità chiedono conto alle anime di quanto compiuto come uomini nel mondo. Non c'è una netta separazione tra il prima e il dopo. Di fondo, la consolazione è che l'anima continua in qualche modo a esistere, a vivere...

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